Le sei di domenica mattina

 Cambia prima l'orario che le cattive abitudini.

"Siamo solo noi, che andiamo a letto la mattina presto, e ci svegliamo con il mal di testa"

Stamattina erano le sei, e l'unico indizio che ho avuto a disposizione per intuire l'orario è stato il cielo che da nero e buio come la stanza si era fatto, senza avvertire nessuno, blu: sempre scuro, ma quel blu che sta lì a dirti "Ma ti rendi conto di che ore sono?!".

Il cielo, certe mattine, ti redarguisce solo cambiando colore: come solo una moglie in un matrimonio ventennale può fare, cambiando però colore del volto.

Sottovoce, tutto sottovoce, come a far finta di non essere lì, al buio, a rivestirci.

Ci metti due passi - uno prima e uno dopo lo stipite della porta - per focalizzare meglio qualcosa di particolarmente surreale.

Il cielo, blu in schiarita, è coperto solo fino a metà. Come fosse stato colorato da uno scolaro elementare non particolarmente capace a colorare. Un quarto, quello in alto, blu, tre quarti in basso neri: le due sezioni divise da una linea irregolare, come una cresta montuosa.

La pianura padana s'è fatta montagna, ho pensato stamattina.

Sono entrato in quella casa in pianura, sono uscito con una vista sull'altopiano più bello del mondo: la mia pianura s'è fatta montagna per qualche ora.

Non ho fatto nemmeno foto, visto che sarebbero apparse sfuocate o terribilmente stupide.

Non ho fatto nemmeno una foto al riflesso della luna, che mi rincorreva nel fosso rigonfio d'acqua, mentre andavo rilassato correndo con la macchina.

Non puoi registrare tutto con dei fotogrammi, ma sicuramente commetti un crimine contro la natura e contro la bellezza se non fai di tutto per ricordare certe suggestioni.

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